lunedì 29 aprile 2013

Relazione su Usi Civici e Terre Civiche







La Gravina di Palagianello tra archeologia, storia e recupero.
giovedì 1° dicembre 2011 ore 18,00
Auditorium Don Vincenzo Paradiso – Palagianello
Intervento di
Vito Vincenzo Di Turi – Istruttore Demaniale
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“In questo periodo nel nostro Comune si parla molto di usi civici. 
Che cosa sono? . . . .   Per adesso vi dico che sono diritti e beni di nostra proprietà.
Non dovete meravigliarvi!
Dei 4.327 ettari di territorio che sviluppa in nostro Comune ben 1.900, sono di proprietà dei cittadini di Palagianello, non del Comune.
E, proprio grazie a queste proprietà collettive possiamo ancora godere, per esempio, in Palagianello, ed in altri Comuni, dell’aria balsamica dei boschi poiché queste aree, per il semplice fatto di appartenere al Demanio civico, sono sottoposte a un regime speciale di gestione, oltre al vincolo paesaggistico a norma del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 che, peraltro, ha ripreso quanto, in materia ambientale, prevedeva la cosiddetta Legge Galasso del 1985.
Agli stessi vincoli ed alla stessa tutela paesaggistica è soggetta la “Gravina” oggetto di questo Convegno.
Intanto mi preme dire che ogni qualvolta che ci si appresta a ricostruire la storia dei diritti di Uso civico, bisogna tornare indietro. . . . assai indietro nel tempo.
Si tratta di ricostruire le vicende di queste terre, per vedere in conformità a quale documentazione, normalmente d’archivio, che cosa succedeva su quel demanio, studiando un numero imprecisato di carte  a prima vista vuote di significato pratico, almeno per le situazioni attuali.
Così non è, per due motivi di portata contrastante:
Il primo è l’abbondanza della possibilità di documentare;
Il secondo, al contrario, la relativa scarsità della documentazione fino a noi pervenuta, poiché gli Archivi più vicino a noi ovvero l’Archivio comunale di Palagianello e quello di Palagiano sono avari di documenti, almeno per quanto riguarda le terre civiche.
La ricerca si è rilevata problematica considerando che il periodo interessato va individuato agli inizi del XIX secolo, quando Palagianello aveva ancora dignità ed autonomia amministrativa quale “Università”. 
Nel 1806 il riordino amministrativo portò Palagianello ad essere aggregato al Comune di Palagiano.
Tuttavia le mie ricerche sono state dirette verso gli Archivi di Stato di Napoli e Lecce, atteso che sulla questione terre demaniali, quelli Comunali di Palagianello e Palagiano si sono dimostrati avari di documenti, per incuria o forse per coprire lo scempio fatto in epoca relativamente lontana sul demanio civico.
La razzia degli atti di Archivio, molto probabilmente, va collegata con l’assalto portato alle terre civiche da cittadini, spesso Amministratori comunali o loro parenti, dopo l’eversione della feudalità e immediatamente dopo la divisione in massa dei demani.
La distruzione dei documenti era pratica diffusa. Al riguardo mi piace riportare quanto l’Agente Demaniale Cav. Nicola Geofilo ebbe a esporre al Consiglio Comunale di Palagiano nella seduta del giorno 8 agosto 1915.
In quella occasione l’Agente Demaniale  lamentava di non avere rintracciato in quell’archivio sufficienti documenti, addebitando la dispersione al fatto che “. . lo spettro demaniale poteva un giorno affacciarsi minaccioso”.
Situazione alquanto strana quella degli Archivi Storici dei due Comuni che non potendo offrire (almeno per la parte che riguarda le terre civiche) documenti al ricercatore ed allo studioso, fa pensare a qualcosa come se, Palagianello e Palagiano, hanno avuto alle spalle una storia terriera ignota o, peggio, non hanno per niente storia demaniale.
Alla bisogna, le storie le hanno fornito gli Archivi dello Stato di Lecce e Napoli, come prima detto.
Dopo questa breve digressione, riassumo brevemente i termini della questione, per richiamare alla nostra memoria i momenti essenziali e necessari ad inserire opportunamente l'oggetto del nostro incontro.
GLI USI CIVICI
Nella quasi totalità dei Comuni dell’ex regno delle due Sicilie, la storia delle terre pubbliche è sconosciuta ai più!
Nel nostro comune solo gli anziani erano in grado di testimoniarla, fra questi il Cavaliere di Vittorio Veneto Antonio Donvito, detto Cinquedenti, da me intervistato nel 1984!
Devo dare atto che la storia demaniale tramandata oralmente, della quale il cav. Donvito era l’ultimo depositario, ha trovato puntuale riscontro nei documenti reperiti nei vari archivi.
Adesso è presente nella memoria di pochi e va del tutto scomparendo in quella popolare, con buona pace degli affaristi, dai quali la speculazione sui beni della popolazione andava salvaguardata fin dal momento in cui le prospettive di valorizzazione extra-agrarie delle terre cominciavano a rendersi evidente.
I beni civici andavano tutelati per conservarli al soddisfacimento di interessi generali, adottando le opportune norme di aggiornamento per l’esercizio del diritto degli usi civici nella situazione attuale, non ultimo quello della necessità (prima casa) restituendo ai cittadini quel diritto che nel Lazio, per esempio, era già conosciuto e regolato nelle disposizioni statutarie dello Stato Pontificio e che va sotto il nome di jus casalinandi. 
E’ universalmente([1]) riconosciuto, e nel nostro Paese codificato, che gli usi civici sono diritti reali di godimento inalienabili, vincolati in perpetuo a favore della collettività che ne è titolare fin dai tempi più antichi: “AB IMMEMORABILI”.
Nella nona riunione scientifica tenutasi il 6 e 7 novembre 2003 presso l’Università di Trento il tema in discussione aveva questo titolo:
 “Avevano tutto, e nulla possedevamo
A quel tema ho aggiunto un sottotitolo - Ovverosia dalla divisione in massa e quotizzazione dei demani alla ricostituzione del latifondo finanziato dai cittadini di Palagianello”.
Che cosa sono le terre civiche?
Le terre civiche, che si trovano pressoché tutte nell’Italia meridionale, sono terre di proprietà dei cittadini, come affermato dalla dottrina e dalla costante giurisprudenza.
Di queste il Comune, quale Ente esponenziale, ne cura semplicemente gli interessi nei confronti di terzi.
Ed ancora: Che cosa sono gli usi civici?
Gli usi civici, invece, sono diritti reali perpetui di godimento (diritti di uso e godimento su terre di proprietà privata) caratterizzati dal fatto che spettano ai componenti di una collettività, <uti singuli> ovvero ad ogni persona individualmente considerata ed <uti universi>;
Mentre gli usi civici sono destinati a cessare attraverso il procedimento estintivo della liquidazione, per il demanio universale([2]) si chiede un completo riconoscimento anche alle terre, massicciamente, usurpate a vario titolo, sia da parte degli Enti pubblici sia di privati.
I demani civici sono inalienabili([3]), inusucapibili, imprescrittibili([4]), indisponibili([5]), e, quindi, soggetti al vincolo della incommerciabilità ed a quello della destinazione.
Qualcuno si domanderà come le terre civiche sono pervenute ai cittadini.
Dopo la legge 2 agosto 1806 abolitiva della feudalità, con il decreto 8 giugno 1807 furono dettate le norme per l’esecuzione della divisione in massa delle terre ex feudali.
Ai cittadini di Palagianello, a seguito della divisione in massa furono assegnati circa 1.900 ettari, la differenza rimase in proprietà privata all’ex feudatario.
 Alle università, come allora erano denominati i Comuni, dovevano essere assegnati i terreni più vicini all'abitato, da dividere, poi tra i cittadini nullatenenti.
Questa imponente operazione di redistribuzione di una parte consistente del patrimonio fondiario, nonostante le buone intenzioni non eliminò le disuguaglianze presenti nella distribuzione della proprietà terriera, che, al termine di questo processo, rimase ancora sostanzialmente concentrata nelle mani di poche famiglie, all’interno delle quali sempre era presente un pubblico amministratore.
Non a caso le operazioni di quotizzazione durarono per decenni giacché le terre soggette alla divisione erano nel possesso abusivo di amministratori o loro familiari.
Ciò dava spazio, tra l’altro, ad abusi nella gestione e sconfinamenti nel Demanio comunale con conseguente increscioso fenomeno delle usurpazioni delle terre civiche.
La questione, nell’arco di circa due secoli, è stata sottoposta a quattro verifiche le quali, tutte, hanno accertato il fenomeno dell’usurpazione del demanio civiche.
Dal resoconto delle quattro operazioni peritali abbiamo avuto la possibilità di individuare oltre agli occupatori abusivi del demanio civico, abbiamo potuto valutare anche le dimensioni del fenomeno delle usurpazioni.
Parte dei demani Conocchiella, Titolato e Parco del casale sin dai primi anni del secolo XIX, sono nelle mani di quattro o cinque persone, di solito amministratori, le cui famiglie sono tutte imparentate fra loro attraverso matrimoni incrociati.
Qualche esempio.
Nella seduta Consiliare del 13 aprile 1878, fra gli argomenti in discussione si doveva trattare delle quote Demaniali abbandonate e dell’usurpazione di strada vicinale di servitù pubblica.
Su venti consiglieri presenti in quella seduta ben dodici erano possessori senza titolo di demanio civico.
Relatore degli argomenti, su invito del Sindaco, fu nominato un Consigliere la cui famiglia, oltre ad annoverare al suo interno Sindaci e Consiglieri Comunali e burocrati quali il Segretario Comunale, deteneva, non si conosce a quale titolo, demanio civico nella Conocchiella.
Non solo, lo stesso Consigliere fu incaricato dal Consiglio, con 11 voti favorevoli su 12 presenti e votanti (forse il Consigliere incaricato ebbe il pudore di non votarsi), di verificare le quote demaniali.
In sostanza quel Consigliere doveva controllare le quote della Conocchiella in suo possesso, doveva eseguire la verifica nei confronti di altri dieci Consiglieri, tutti possessori senza titolo di parte del demanio civico, oltre ad accertare le usurpazioni fatte nella strada vicinale di servitù pubblica che sin dagli inizi del secolo XIX era nell’illegittimo possesso, come accertato da tutte le perizie demaniali, della famiglia del Sindaco in carica.
In altri termini, è come se avessero chiesto alla volpe, incaricata della vigilanza del pollaio, di dare spiegazioni sulla sparizione delle galline.
Ancora più indicativa è la composizione della Giunta Municipale del 1871 formata da persone appartenenti tutte alla stessa famiglia, oltre che possessori senza titolo di demanio civico.
Come dire che l’Ente Comune fosse un’azienda a conduzione familiare.
Accadeva, pure, che, alla presenza di una verifica demaniale, gli Amministratori, ripeto tutti interessati alla questione Terre civiche, non solo nominavano i Consiglieri che dovevano, insieme al perito, studiare le carte ma, indicavano, pure, quale Demanio civico doveva subire la verifica. Certamente non quello in loro possesso.
Ed allora: Quis custodiet custodes?
Chi controllava i controllori?
I cittadini di Palagianello subirono passivamente la questione demanio, a differenza di quelli di altri comuni che dimostrarono di saper difendere il proprio demanio dagli usurpatori riuscendo, anche con manifestazioni di piazza ed azioni giudiziarie, a far valere i loro diritti.
Non fu così, per esempio:
1.   A Santeramo (BA), che durante il periodo feudale, subì le vessazioni dei Caracciolo, gli stessi di Palagianello, i cittadini, contro l'inerzia degli Amministratori, seppero difendere e recuperare nel 1910 parte del demanio usurpato, poi quotizzato nel 1933.
2.   A Castelgrande (PZ) nel 1913 fu lo stesso Sindaco, Notaio Potito De Santis - autore, fra l'altro, de "I demani comunali indivisi", a farsi promotore del recupero, al patrimonio civico, di zone demaniali usurpate in epoca precedente.
3.   A Palagianello, invece, nell'indifferenza totale dei cittadini, meno qualche ricorso in epoca lontana, gli Amministratori hanno cercato, riuscendovi, di mettere in letargo la questione.
Le tre situazioni non necessitano commenti.
Questa in sintesi la storia demaniale del nostro Comune del XIX secolo, forse un po’ confusa e lacunosa, compressa nell’arco temporale di 15 minuti a me assegnati.
Per questo un ammonimento cinquecentesco mi è stato di guida:
“CHI NON PUO’ TUTTO FACCIA QUEL CHE PIU’ GLI SIA POSSIBILE

Delle spoliazioni, dei fatti e misfatti riferiti al secolo scorso e fino ai nostri giorni spero di avere l’occasione di parlarne in un prossimo futuro.
Per ora mi piace finire con un giudizio dello storico lucano Giacomo Racioppi, il quale, nell’immediatezza dei fatti ebbe a dire:
"......fu ordinato distaccarsi dalla proprietà feudale una parte delle terre, e questa parte venne attribuita al Comune non come suo patrimonio, ma come retaggio dei minori cittadini, a cui il Comune doveva trasmetterle.
Queste porzioni distaccate dalle terre feudali in compenso degli usi civici, costituirono i beni demaniali del Comune, eredità futura dei nullatenenti".

Grazie a voi tutti

Vito Vincenzo Di Turi



[1] )-Si conoscono diritti di usi e proprietà collettive nell’Impero Russo (Obscina), Allmend in Svizzera, Derrota nella Spagna, Zadruga nei paesi Slavi e persino in Kenya risulta esistere il “coccatico”, vale a dire il diritto di far proprio il cocco jure filiationis aut incolatus, ossia solamente dai naturali del posto e coloro che vi abitano.
[2] )Il demanio Universale o di uso civico è condominio dei cittadini, vigilato e coordinato dal Comune. - Cfr. Donato Antonio TOMMASI – “Canoni e Usi Civici” – Tip. Nazionale – Roma – 1913, pag. 137.
[3] )Impossibilità giuridica di vendere, cedere, trasferire beni o diritti - Che non può essere ceduto, trasferito, venduto,.
[4] )Caratteristica di alcuni diritti che non si estinguono anche se non vengono esercitati per lungo tempo - Non estinzione di un diritto.
[5] ) – Condizione di ciò che non può essere liberamente utilizzato.